L’appuntamento con la cerimonia di premiazione del Di Venanzo è nella sala polifunzionale “Cristina da Pizzano” della Provincia di Teramo (via Comi 11), quando verranno consegnati anche gli altri riconoscimenti previsti dalla manifestazione diretta da Sandro Melarangelo e organizzata dall’associazione Teramo Nostra, presieduta da Piero Chiarini, binomio cui va il merito di aver riscoperto la figura del maestro teramano Gianni Di Venanzo (1920- 1966), autore delle luci per Luchino Visconti, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni e altre grandi firme del cinema. La giuria del premio, presieduta dal critico cinematografico Stefano Masi, ha già dedicato l’Esposimetro d’oro alla memoria all’autore svizzero Carlo Varini, scomparso tragicamente a maggio.
Decisione rimbalzata oltralpe, dove il Corriere del Ticino, il quotidiano più diffuso nel cantone svizzero, ha riservato ampio spazio alla manifestazione teramana. Restano ora da scegliere i nomi per le sezioni Fotografia italiana e Fotografia straniera, e il destinatario della targa per la fotografia di una fiction tv. E dalla televisione, quando le fiction si chiamavano più italicamente “sceneggiati”, è iniziata la carriera di Blasco Giurato, che nel 1972 diresse per il regista Daniele D’Anza le luci de “L’amaro caso della baronessa di Carini”, diventato poi un cult. Nipote del commediografo Giovacchino Forzano e fratello del giornalista Luca Giurato, Blasco proviene dalla migliore borghesia romana. Nella sua lunga carriera ha illuminato un’ottantina di lungometraggi e una trentina di fiction televisive, anche in alta definizione (Hd). Proprio per la navigata esperienza i produttori lo hanno spesso scelto per le opere prime di giovani esordienti.